Milano, ore 10 e 59.
Calma, silenzio e tranquillità sono delle parole che in un bar hanno pochissima risonanza. La calma la si vive solo nel momento in cui, dopo aver aperto la saracinesca, si entra e si accendono le luci. Al primo cliente ecco che sparisce. Il silenzio poi non è proprio di casa, basti pensare alle decine di rumori che scandiscono il quotidiano. Per non parlare poi della tranquillità. Quella la vivono solo in pochi, e diciamo che il bar non è esattamente il luogo dove iniettarsi una sana dose di tranquillità. Considerando le voci che si stratificano nell’aria durante il giorno…
Eppure.
Milano, ore 11.
Eppure la calma, il silenzio e la tranquillità sono delle posture dell’animo.
Emilia è calma, non si lascia intimidire dalla mole di lavoro incombente, è sempre sorridente, non perché sia obbligata ma perché dentro di sé c’è pace; sa che direzione sta prendendo la sua vita e osserva la matassa del suo destino districarsi giorno dopo giorno senza intoppi.
Kyle e Iride sono silenziosi. Non sanno bene cosa dire, sono ancora spaesati e vivono la quotidianità immersi nei loro pensieri, sperando che il volto rimanga impassibile e che le emozioni non finiscano per emergere sulla superficie delle espressioni.
Giulia fa della tranquillità il suo baluardo. È tranquilla mentre ripassa i copioni, mentre pensa ai suoi personaggi, sempre diversi, al successo che sa, e non spera, di conquistare un giorno. È tranquilla perché è determinata.
Amo osservare, è quello che mi riesce meglio. E il bar è casa mia.
E anche se intorno a me c’è chiasso, confusione, dentro di me sono calmo, silenzioso e tranquillo mentre le vite degli altri scorrono, placide, sotto il mio sguardo.